Epicondilite
Epicondilite o “gomito del tennista”.
È una patologia estremamente comune caratterizzata da un’alterazione degenerativa dei tendini estensori del carpo, soprattutto dell’estensore radiale breve del carpo (ERBC), che determina dolore. Il dolore è di solito riferito a livello del compartimento esterno del gomito dove si inseriscono gli estensori.
Le cause che determinano l’instaurarsi di questa infiammazione e degenerazione sono molteplici tra cui fattori congeniti e sovraccarichi funzionali.
Come si fa la diagnosi
La diagnosi di epicondilite si esegue mediante l’esame obiettivo, dove il medico evoca il dolore tipico del paziente durante apposite manovre. La diagnosi può poi essere completata richiedendo una ecografia o eventualmente una risonanza magnetica nucleare (RMN) del gomito.
Come si cura
Il trattamento è soprattutto conservativo. Il trattamento chirurgico viene riservato ad un gruppo molto selezionato di pazienti quando i sintomi durano oltre 3-6 mesi e dopo almeno 2 tipi di trattamenti riabilitativi senza miglioramento
Trattamento conservativo: il trattamento conservativo comprende diversi approcci terapeutici. Secondo la nostra esperienza i trattamenti più efficaci sono:
RIPOSO: è il primo passo per ridurre il dolore. Importante evitare soprattutto lavori che richiedano l’utilizzo ripetitivo del polso e della mano, come ad esempio usare il mouse del computer. Il riposo funzionale aiuta soprattutto nelle fasi iniziali dell’epicondilite. Nelle forme croniche (che durano da oltre 3 mesi) il riposo perde le sua efficacia.
FARMACI: la somministrazione di antinfiammatori può ridurre il dolore. Importante è inoltre il posizionamento della BORSA DEL GHIACCIO alcune volte al giorno a livello della spalla. Evitare il contatto diretto con il ghiaccio.
CORTISONE: l’iniezione di cortisone negli estensori è uno strumento comunemente utilizzato per alleviare i sintomi dell’epicondilite. Frequentemente è tuttavia solo un trattamento temporaneo che rimanda il problema di qualche settimana o mese. Le infiltrazioni con cortisone possono avere un senso nelle fasi iniziali quando l’epicondilitè è ancora una patologia infiammatoria. Quando il dolore cronicizza e l’epicondilite diventa una patologia prettamente degenerativa, sconsigliamo di solito le infiltrazioni. Se si decide, in accordo con il paziente, di eseguire infiltrazioni con cortisone, bisogna aver chiaro il rischio di complicanze locali tra le quali: discromia cutanea, atrofia adiposa locale, lesione legamento collaterale del gomito.
Needeling: consiste nell’infiltrazione di anestetico locale e cortisone associato ad una piccola manovra di needeling (si fanno diversi buchi nel tendine). Il beneficio sembra migliore del solo cortisone.
Infiltrazioni con fattori di crescita (PRP): il beneficio è contradditorio in letteratura scientifica. In sostanza si preleva del sangue dal paziente, si centrifuga e si filtra e si infiltra il materiale di interesse (fattori di crescita) nel tendine degenerato.
FISIOTERAPIA: un corretto programma di fisioterapia è fondamentale per ridurre il dolore e migliorare la funzione del gomito. Diversi tipi di fisioterapia si sino dimostrati efficaci nel trattamento dell’epicondilite e non sembra che un trattamento sia decisamente migliore di altri. I trattamenti più comunemente utilizzati sono: onde d’urto, stretching, rinforzo eccentrico, tecar terapia, magnetoterapia.
Trattamento chirurgico:
Il trattamento chirurgico è riservato ai pazienti che non rispondono ad almeno 3-6 mesi di trattamento conservativo. Il razionale è quello di rimuovere il tessuto degenerativo a livello dei tendini estensori e promuovere la formazione di tessuto simil-tendineo funzionale e che non evochi dolore. L’intervento può essere eseguito sia a cielo aperto eseguendo un’incisione di circa 2 cm a livello dell’epicondilo o per via artroscopica. Nessuna delle due tecniche si è rivelata migliore dell’altra. La scelta di una tecnica sull’altra viene di solito discussa con lo specialista curante.
Tempi di recupero:
Il tempo di ripresa funzionale dopo l’intervento chirurgico è rapida. Frequentemente il paziente torna all’attività lavorativa entro 2-3 settimane. Non è tuttavia infrequente una persistenza del dolore che solo dopo alcuni mesi scompare del tutto. Il ritorno all’attività sportiva come tennis è consigliato dopo 3 mesi dall’intervento